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Antilla, Mompillo e una storia d’amore all’origine del nome Antella

Antilla, Mompillo e una storia d’amore all’origine del nome Antella

Risalendo il corso del torrente Isone, dopo il cimitero dell’Antella, si entra in una valle che fin sotto S. Donato in Collina conserva ancora intatti gli aspetti naturalistici e storici e alcuni suggestivi toponimi come Val di Lucciole, La Granchiaia, pescaia di Bacco, Gamberaia, borri del Mascherone e degli Abeti.

La secolare bellezza di questi luoghi affascinò talmente Francesco Aldana – «Gentil huomo stipendiato di Sua Maestà Cattolica» di Spagna – che scrisse una lunga favola in ottava rima dedicandola per riconoscenza a Tirsi, quel Jacopo Soldani appartenente alla brigata dei Pastori Antellesi che lo aveva gentilmente ospitato per lungo tempo nella villa di Belvedere che sta a guardia della valle.

La favola narra l’infausto amore della ninfa Antilla, figlia del pastore Esone e del pastore Mompillo. Antilla viene presentata come un’Afrodite di rara beltà circondata da una splendente natura, con i capelli sciolti al vento e inghirlandata di fiori. Mompillo è irresistibilmente attratto dalla grazia, dal fascino e dalla leggiadria con cui la ninfa si muove nel bosco. Il dio Amore colpisce i due amanti e gioca con loro in un ambiente paradisiaco con la Natura che partecipa e acconsente al loro idillio anche perché, in questo caso, s’identifica nella Terra: la madre di Antilla.

Ma se Antilla simboleggia la fedeltà e la purezza dei sentimenti, Mompillo rappresenta la debolezza umana che, prima si gloria apertamente del suo amore, ma poi cede alle lusinghe di un’altra ninfa. Antilla, sentendosi tradita desidera la morte e si scioglie in un lunghissimo pianto.

Madre Natura, nella sua sconfinata giustizia che regola l’andamento delle cose nel mondo, trasforma le abbondanti lacrime della ninfa abbandonata in un ruscello dalle acque purissime che dà vita a una rigogliosa campagna e punisce Mompillo trasformandolo in un poggio duro, aspro e selvaggio, spazzato dai venti e sassoso, sul quale non cresceranno mai i fiori.

Chiaramente, il tema principale della favola è l’amore ma il suo autore ha voluto legare la storia al mito dell’origine del toponimo Antella. Il torrente Antilla non è altro che l’Isone che attraversa e dà il nome al paese Antella e Mompillo s’identifica facilmente con Monte Pilli che osserva da lontano l’ubertosa valle.

La favola fu stampata a Milano nel 1629.

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